lunedì 18 febbraio 2008

Guerra dei palazzinari

La guerra dei palazzinari che continuerà a sommergerci di cemento: http://www.adusbef.it/consultazione.asp?Id=6325&T=A

martedì 12 febbraio 2008

Il passaggio del testimone

La mia Professoressa di Italiano che non sentivo da un pò, e che quando ero ancora tra i banchi, con ancora tutti i capelli, tanta energia, ed infinite speranze, mi lusingava con voti mai sotto l'otto; mi ha scritto che avrebbe voluto passare il testimone dell'insegnamento ad un ragazzo come me. Questo mi ha fatto interrogare su che tipo di insegnante sarei stato. Devo innanzitutto dire che non ci ho mai pensato ad insegnare, sopratutto una materia come l'Italiano. Quando mi sono diplomato, ero indeciso se all'università iscrivermi ad Ingegneria oppure ad Italiano. Proprio nell'ultimo anno avevamo un assistente di laboratorio di elettronica, che era iscritto a Lettere, e che ci spiegava che la sua passione elettronica la sfogava nel lavoro, mentre quella per la letteratura nell'università. Alla fine mi sono iscritto ad Ingegneria, per poi passare a Scienze dell'Informazione, e da quel momento è iniziato un lento ma progressivo allontamento dall'entità Italiano.

All'università, purtroppo, l'Italiano non è una materia considerata, né molto praticata. I compiti scritti sono dimostrazioni matematiche, che necessitano di poche parole di spiegazione. Per quanto riguarda gli orali, non mi ricordo di nessuna richiesta in merito ad uno sforzo di espressione, del resto nemmeno le lezioni erano un esempio di retorica, tra un professore con un marcato accento napoletano, e le sue simpatiche lezioni dialettali, e un professore ungherese che a dire la verità, l'italiano lo aveva imparato abbastanza bene.

E' vero che mi rimaneva quella alta media di libri letti all'anno per essere un ragazzo e sopratutto italiano, ma forse questa unica frequentazione non si è dimostrata sufficiente. Non sarei mai stato in grado di insegnare. La mia ignoranza troppo ampia, la mia oratoria sempre considerata inferiore al mio saper scrivere, e la pazienza, anche questa inferiore a quanto se ne richiede in una professione così difficile.

No, credo proprio che sarei stato un pessimo insegnante. Forse c'è solo una cosa in cui forse avrei avuto qualche possibilità. Leggevo qualche tempo fa, Come un romanzo di Pennac, nel quale lui descriveva il suo vecchio professore, che entrava in classe con una pila di libri, li posizionava sulla cattedra, ne prendeva uno, e aprendolo cominciava a leggere.

Ecco forse, l'immensa passione per la lettura, quella l'avrei saputa divulgare.