sabato 11 luglio 2009

Cappuccino e cornetto


Nonostante siamo nella patria del cappuccino non sempre noi autoctoni possiamo beneficiare di una tazza ben preparata.

Specialmente per quelli come me che sono costretti a frequentare mense o comunque bar aziendali, dove normalmente sono il caos e la fretta gli ingredienti usati per la sua preparazione, riuscirne a gustare uno ben fatto è una rarità. Spesso la tazza è bollente perché appena uscita dall'infernale (almeno come temperatura) lavastoviglie, il latte viene bollito all'istante e la schiuma non ha quei secondi preziosi per respirare e sorvoliamo sul caffé che si ostinano a lasciare che si trasformi in un'acquetta dal colore improbo.

Tutto ciò facilmente diventa evidente, quando un sabato qualsiasi si recupera la fortuna di passeggiare per le vie di uno dei quartieri che proprio centro non sono, ma che a questo fanno concorrenza come vivibilità, dopo aver sorpassato anticamente l'etichetta di periferia, e riuscendo nel tempo ad essersi sistemati al meglio.

Poniamo ad esempio che si stia a Piazza San Giovanni di Dio e dopo aver ritrovato l'allegria della confusione nel mercato di quartiere, si decida di infilarsi in una delle vie che partono in ogni direzione e ci si lasci tentare nel fermarsi al bancone di un bar per lo meno defilato. Qui è probabile che la tazza sarà lievemente calda e la schiuma addensatasi nel bricco verrà leggermente scossa con una battuta decisa di questo sul bancone e rilassata nella tazza con
un caffè appena gorgogliante in attesa. Se a ciò si riesce senza troppo pensarci ad accompagnarvi un cornetto semplice che seppur privo della sovradose di burro del cugino francese, in quanto a fragranza non teme rivali, allora sì, il piacere sarà assicurato.

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